"ПРЕКРАСНОТО Е ВИНАГИ СТРАННО. НЕ ИСКАМ ДА КАЖА, ЧЕ ТАЗИ СТРАННОСТ Е ПОСТИГНАТА ПРЕДНАМЕРЕНО, ХЛАДНОКРЪВНО, ПОНЕЖЕ В ТОЗИ СЛУЧАЙ ТЯ БИ БИЛА ЧУДОВИЩНА, БИ ИЗЛЯЗЛА ИЗВЪН РЕЛСИТЕ НА ЖИВОТА. КАЗВАМ САМО, ЧЕ ПРЕКРАСНОТО ВИНАГИ СЪДЪРЖА МАЛКО ЧУДАТОСТ, НАИВНА, НЕВОЛНА, НЕСЪЗНАТЕЛНА ЧУДАТОСТ, И ЧЕ ИМЕННО ТАЗИ ЧУДАТОСТ ГО ПРАВИ ПРЕКРАСНО. ТЯ Е НЕГОВ БЕЛЕГ, НЕГОВА ОСОБЕНОСТ. ОБЪРНЕТЕ СЪЖДЕНИЕТО МИ И СЕ ОПИТАЙТЕ ДА СИ ПРЕДСТАВИТЕ БАНАЛНА КРАСОТА!"
Шарл Бодлер



*** Michael Jackson FanSquare • ITALIA Marco Di Gregorio

 


PERCHÉ LA MUSICA MODERNA FA SCHIFO?

🔬 LA SCIENZA RISPONDE 🔬

Innanzitutto, è giusto precisare che non tutta la musica moderna fa schifo, ma un'imponente percentuale, purtroppo, sì.
Di fatto, mai come nelle ultime due decadi c'è mai stata così tanta penuria di grande musica e grandi artisti.
Tolto l'elefante dalla stanza, onde evitare inutili polemiche, passiamo al post.
E prima di saltare a conclusioni e insultarmi pesantemente, leggetevelo per intero e solo dopo commentate, tenendo conto che due studi scientifici - linkati ala fine - mi danno pienamente ragione.
Già, la scienza è chiamata in causa anche per determinare l'ovvio.

Mentre scrivo questo post, mi sembra di tornare indietro nel tempo a quando mi rinchiudevo nella mia camera ad ascoltare la musica, per poi uscire e sentire i miei genitori dirmi: «La musica che ascoltavamo noi è meglio di quella che ascoltate voi giovani d'oggi!»

Le cose sono due: o siamo diventati vecchi e in preda a deliri di nostalgia sbraitiamo di fronte ai teenager, dicendogli le stesse cose che i nostri genitori dicevano noi, oppure abbiamo ragione nell'asserire che la musica moderna - non tutta, ma la maggior parte, ripeto - fa schifo?

A dissipare questo dubbio ci ha pensato un'équipe di scienziati facenti parte dell'agenzia statale spagnola, Spanish National Research Council (Consiglio superiore delle ricerche scientifiche).
Nel 2012, infatti, hanno pubblicato uno studio rivelando quel che molti pensavano: la musica moderna fa, effettivamente, schifo.
O, per non buttarla in termini da scaricatore di porto, peggiora di anno in anno.

I ricercatori hanno preso in esame più di 500.000 (mezzo milione!) canzoni di ogni genere, che spaziano dal 1955 al 2010.
Le hanno sottoposte a scrutini meticolosi e setacciate attraverso algoritmi molto complessi.
Questi algoritmi prendono in considerazione tre importanti e basilari metriche di misurazione di ogni brano: la complessità armonica, la diversità timbrica e il loudness (o ampiezza media del segnale audio).

Fatte le dovute eccezioni (!), quel che è venuto fuori da questo studio è sconcertante: la complessità armonica è andata regredendo progressivamente di anno in anno.
Gli accordi musicali sono diventati via via più omogenei, meno pensati e spesso banali.
La complessità armonica, in altre parole, è sempre meno complessa, indi, tendente alla prevedibilità.

Voglio dire, come siamo passati dai Pink Floyd e i The Who, ai Coldplay e gli Imagine Dragons?

«Eh ma Greg, non puoi paragonare i Pink Floyd ai Coldplay, gne gne gne!»

Non sto paragonando nulla.
Metto solo nero su bianco ciò che eravamo soliti ascoltare nei decenni scorsi, a ciò che è in voga oggi nel mondo del Rock.

Il loudness, ovvero l'ampiezza media del segnale audio, ne esce con le ossa rotte.
Mi basta riassumere la sua cartella clinica con una parola: compressione.

Lo storico ingegnere del suono, Bruce Swedien, ripeteva una frase altamente emblematica: «Compression is for kids!» («La compressione è per bambocci!»)

La compressione sonora è divenuta la norma, oggigiorno, mandando così a farsi benedire il loudness e tutte quelle ondulazioni acustiche che lo compongono, dando un bel calcio sulle gengive a chi ha speso un capitale per avere un impianto audio coi controc***i.
Se dovete ascoltare Drake, buttate pure via il vostro mega impianto, poiché vi basteranno i patetici speaker del vostro Smartphone, e magari quelle orride casse da 10 euro a forma di supposta in vendita al Lidl.

La diversità timbrica non se la cava meglio.
Per diversità timbrica si intende, in parole semplici, la qualità sonora che ogni buona produzione dovrebbe avere, anche per rispetto dell'udito dell'ascoltatore che paga per un prodotto, quello musicale, classificato sotto la voce Arte.
Sì, la musica è arte, o almeno, dovrebbe (e di nuovo subentra il condizionale) esserlo.

Prendiamo come esempio lampante Michael Jackson e quella mega produzione che è Thriller.
Ogni singolo suono, ogni singolo strumento, ogni sfumatura acustica, ogni vocalizzo è qualitativamente superbo e dotato di un'identità sonica stupefacente, inimitabile, cervellotica.

Ecco, Thriller è tutto ciò che un album dovrebbe (e aridaje col condizionale!) essere e tutto ciò che il 95% degli album contemporanei non sono.

In sintesi, la diversità timbrica, ossia la qualità, la profondità e la ricchezza del suono e delle differenze acustiche determinate dagli strumenti musicali, dalle voci e dalle tecniche di registrazione, è calata drasticamente.

Facciamo un altro esempio, anzi, due: Morphine, del nostro amato Michael Jackson, e A day in the Life, dei leggendari Beatles.

Seppur diversi tra loro, succitati brani hanno una cosa in comune: una massiccia orchestra di archi e ottoni a fare da contraltare agli usuali strumenti della musica Pop e Rock.
Nel pezzo dei Beatles, l'orchestra è composta da 40 musicisti.
In quello di Michael, sono addirittura 44!

È giusto ricordare che stiamo parlando di musica Pop, non Classica!

Nella musica Pop contemporanea, gli strumenti utilizzati, nel 90% dei casi, sono: Drum Machine, programmi al computer e tastiere con sampler incorporati... Ah, scordavo il dannato Auto-Tune e la dannata compressione audio!
Come dite? Michael Jackson e i Beatles hanno usato tecnologie all'avanguardia in barba agli strumenti reali?
Certo, ma hanno unito l'old school e il nuovo, e grazie a produzioni stellari, hanno fatto suonare il tutto come qualcosa di eterno, che non passerà mai di moda, che soprenderà sempre e avvicinerà nuove generazioni all'ascolto di questi giurassici artisti.

Oggi qualcuno dirà che ci siamo evoluti e che non abbiamo bisogno di tanti strumenti quando possiamo sostituirli con programmi al computer... Ma è davvero così, o è solo una scusa per difendere i propri idoli?
Siamo sicuri che non stiamo difendendo la mediocrità?

Non ditemi che sono il solo a girare di stazione radio in stazione radio ed esclamare seccato: «Perché la musica moderna suona tutta uguale? Buon Dio, sembra di ascoltare sempre la stessa canzone, solo cantata da artisti diversi!»

E non parlo di mera sonorità, ma anche di melodia!
Sono l'unico, dunque?

Pare di no, e pare che un certo critico musicale e blogger di nome Patrick Metzger dia credito alla mia tesi con un'altra prova schiacciante.
La prova ha anch'essa un nome: Millennial Whoop.
Cosa sarebbe, in soldoni?

Dunque, sulla scala maggiore del pentagramma, vengono utilizzate le stesse note che suonano un motivo melodico vocale che alterna la dominante quinta nota, e la mediante terza nota.

Volete un esempio empirico?
A vostro rischio e pericolo, ho trovato un video che mixa diverse canzoni contenenti questa orripilante melodia.
Eccovelo qui: The Millennial Whoop - YouTube

Vi gira la testa, vero?
Pensate che il diabolico stratagemma fa vendere milioni di dischi... Volevo dire, frutta miliardi di streaming.
Musica usa e getta progettata con lo scopo di vendere nell'immediato e che nel giro di pochi mesi ha già rotto le scatole (qui mi sono trattenuto).

Quasi ogni artista famoso delle ultime due decadi ha utilizzato la melodia Millennial Whoop in almeno una delle loro hit da classifica, spesso da Top Ten.
Credete ch'io stia esagerando?
Vi dimostro il contrario: Baby (Justin Bieber), California Gurls (Katy Perry), Really Don't Care (Demi Lovato), Live While We're Young (One Direction), In the Shadows (The Rasmus), Are We the Waiting (Green Day), High(Tove Lo), Bad Romance (Lady Gaga), e migliaia di altre ancora, alla faccia del plagio!

Come potete vedere, o meglio, sentire, il Millennial Whoop non risparmia nessuno.
Nemmeno i validi Green Day.

Ma perché utilizzare la stessa irritante e compulsiva melodia in un numero sempre crescente di canzoni?
Semplice: familiarità.

Qui entra di nuovo in scena la scienza.
Al nostro cervello piace la familiarità, qualcosa che già conosce.
È un meccanismo, quello della familiarità, che ci fa sentire, in una vita e in un mondo così imprevedibili, al sicuro.
Non è un caso che le nostre più grandi paure derivino da ciò che non conosciamo, ossia dall'ignoto, e il grandissimo scrittore e padre dell'Horror moderno, Howard Phillips Lovecraft, lo sapeva bene.

I discografici, con piena sapienza di ciò, dicono alle masse: «Hei, ascolta questa nuova canzone, ti piacerà. E non preoccuparti, perché contiene una melodia che hai già sentito migliaia di altre volte prima».

E il nostro cervello, colto in inganno, rilascerà endorfine che ci faranno stare bene, regolando l'umore.
Una sorta di antidepressivo per idioti.
Pazzesco (giusto per restare in tema psichiatrico), non trovate?

E ora passiamo ai testi delle canzoni.
Almeno quelli si salvano, giusto?
Ma nemmeno per il ca... Ehm, nemmeno per sogno.

Un altro studio denominato Lyric Intelligence ha analizzato i testi di migliaia di canzoni appartenenti a diverse ere.
Anche in questo caso, i risultati sono allarmanti.
Nelle ultime due decadi, in particolare, attraverso l'utilizzo del metodo metrico di misura chiamato Flesch Kincaid Readability Test, è stato dimostrato che la difficoltà e la qualità di composizione delle liriche di molti brani è, per dirla in parole povere, ridicola.

Facciamo altri due esempi, prendendo due hit da classifica di due ere diverse, evitando i paragoni musicali, trattandosi di generi diversi.
Voglio solo mettere in evidenza l'abisso che c'è tra i testi del passato e quelli ridondanti di oggi.

Nel 1975 uscì quella meraviglia di Bohemian Rhapsody, con un testo altrettanto meraviglioso, variopinto e intelligente.
Sapete quante persone ci sono volute per scrivere le liriche?
Una: Freddie Mercury.

Nel 2010 uscì Baby, di Justin Bieber.
Avete letto il testo?
Eccovelo qui: Justin Bieber - Baby Lyrics | AZLyrics.com

Ora che lo avete letto (non che ci volesse molto), sapete quante persone ci sono volute per scrivere le liriche?

Ben sei persone!
Non scherzo: Tricky Stewart, Ludacris, Christina Milian, Tony Demash, The-Dream e Justin bieber.

Sei cervelli perfettamente pensanti, intelligenti e funzionanti hanno scritto questo: “Oh, whoa-oh-oh-oh-oh / Oh, whoa-oh-oh-oh, oh / Oh, whoa, oh-oh-oh, oh, oh-oh, oh, oh-oh, oh/ You know you love me, I know you care (Yo, uh-huh) / Just shout whenever and I'll be there (Yo, uh-huh) / You are my love, you are my heart (Yo, uh-huh) / And we will never, ever, ever be apart (Yo, uh-huh) / Are we an item? Girl, quit playing (Yo, uh-huh) / We're just friends, what are you saying? (Yo, uh-huh) / Said, "There's another" and looked right in my eyes (Yo, uh-huh) / My first love broke my heart for the first time, and I was like (Yo, uh-huh) / Baby, baby, baby, oh / Like baby, baby, baby, no / Like baby, baby, baby, oh / Thought you'd always be mine, mine / Baby, baby, baby, oh / Like baby, baby, baby, no / Like baby, baby, baby, oh / Thought you'd always be mine, mine”!

Diamo giusto una ripassata al testo di Bohemian Rhapsody, rammentandovi che è stato scritto da un solo cervello pensante, intelligente e funzionante: Queen - Bohemian Rhapsody Lyrics | AZLyrics.com
Definire la musica moderna una grade truffa è esagerato o plausibile?

Ma andiamo avanti.

Il ritornello, inoltre, spesso arriva prima, e non di rado persino dall'inizio del brano, con lo scopo di agganciare da subito l'attenzione dell'ascoltatore.
La ripetitività, purtroppo, la fa da padrona anche nei testi, nei quali le medesime parole si susseguono con maggiore frequenza a mo' di cantilena.

Ancora una volta, sempre in nome della familiarità tanto amata dal nostro cervello.

Dietro questa banalissima familiarità si nascondono - è il caso di dire, dal momento che non sono molto noti al pubblico - tre compositori: il duo svedese Max Martin e Shellback (spesso collaborano insieme), e lo statunitense Lukasz Gottwald, conosciuto nell'ambiente con il nome d'arte Dr. Luke.

Essi hanno scritto canzoni per un gran numero di artisti, tra cui Justin Timbarlake, Christina Aguilera, Justin Bieber, Kesha, Katy Perry, Maroon 5, Avril Lavigne, Britney Spears, P!nk, Usher, Ariana Grande, Adele, Ed Sheeran, la tanto blasonata Taylor Swift e molti, molti altri.

Per rendere l'idea circa la loro prolificità, solo Max Martin ha creato decine di brani che sono finiti in vetta alla Billboard Hot 100, e decine di altri che hanno raggiunto le prime 100 posizioni!

Vi allego i link di Wikipedia di costoro, così per rendervi conto di quanto vasto sia il loro curriculumm, il loro ingegno e talento (sarcasmo), e la loro influenza sul mercato Pop attuale:

– Shellback: Shellback (record producer) - Wikipedia

– Max Martin: Max Martin - Wikipedia

– Dr. Luke: Dr. Luke - Wikipedia

Viviamo in un mondo in cui abbiamo a disposizione immediata milioni di canzoni con costi minimi e talvolta nulli, e ci basta un click per ascoltarle.
La soglia di attenzione di molti, dunque, è ai minimi storici, perché si crea un circolo vizioso di ingordigia: si ascolta musica in maniera bulimica.

Lo stesso dicasi per le serie TV e i film.

Ai miei tempi (come direbbe un vecchio come me) se volevi una canzone, avevi due opzioni: ascoltarle alla radio e se eri fortunato registrarle su musicassetta, o alzare le chiappe dal divano, prendere i soldi e andare in un negozio a comprare l'LP, il CD o la cassetta che ti interessava.

Dal momento che questa spesa non era indifferente, quando inserivi il singolo o l'album nell'impianto Hi-Fi, eri costretto (magari tutte le costrizioni fossero così belle) ad ascoltare con massima attenzione tutte le nuance acustiche dei brani, e leggere i booklet per imparare i testi e conoscere il making of del caro prodotto appena acquistato.

Sia chiaro, non ho nulla in contrario contro la fruibilità immediata, anzi, chissà quante volte l'ho desiderata a quei tempi!

«Eh ma Greg, allora di che ti lamenti? Gne gne gne!»

Non mi lamento della quantità, bensì del modo in cui la quantità ha inevitabilmente inficiato il mercato, bastonando pesantemente la qualità della musica!

Dite che sto esagerando?
Seguitemi e vi dimostro il contrario... Ancora.

In questi ultimi mesi si parla di Intelligenza Artificiale in grado di comporre brani completi, dai testi alle musiche, dalla produzione al mixaggio, semplicemente dando al programma alcune direttive.
Esempio: “Scrivi il testo di una canzone prendendo ispirazione da [Artista a tua scelta], con musica di [Altro artista, o lo stesso], genere musicale, velocità dei BPM, e così via”.
Il programma, in pochi minuti, ti costruirà un intero brano ex novo.
Non sto scherzando, questi programmi esistono già.

In un futuro non molto lontano, l'IA sostituirà molti musicisti veri e, visto l'andazzo, vi garantisco che non riusciremmo a distinguere il reale dal virtuale.
Dopotutto, di virtuale oggi la musica ha fin troppe cose.

Era il 1998 quando Cher ci sfondava i timpani con Believe.
Questa fu la prima canzone in assoluto ad utilizzare l'ormai famigerato Auto-Tune.
Dovremmo dare la colpa alla talentuosa Cher per aver reso celebre suddetta diavoleria?
Certo che no, dal momento che in Believe l'Auto-Tune ha senso, ha uno scopo preciso.
Serve, infatti, a rendere la voce di Cher - a tratti - robotica.
Un po' quello che il sintetizzatore Vocoder fa in P.Y.T. (Pretty Young Thing) e in un sacco di altre canzoni degli anni '70 e '80.

Per il resto, abbiamo un/a cantante in carne ed ossa davanti al microfono.
Magari qualche Pitch Correction (Correzione dei toni) qua e là, ma nulla che possa rovinare l'esperienza e far gridare allo scandalo.
Che poi canti male o bene, dandoci emozioni o meno, saremo noi gli arbitri che decideranno questo.

A proposito di arbitrarietà, negli ultimi 20 anni noi non siamo più gli arbitri, bensì lo sono i discografici, i capoccia dei servizi di streaming e gli sponsor.
Negli anni '50, '60, '70, '80 e buona parte dei '90, era la gente a decidere se un artista aveva talento o meno, e decideva, di conseguenza, se l'artista meritava o no il successo.
I discografici, basandosi sul libero arbitrio, affrontavano azzardi assai avventati, finanziariamente parlando.

Nelle ultime due decadi, però, c'è stato un cambio di rotta, data la prominente crisi delle indutrie discografiche, e si preferì dare un contratto a persone prese dai Talent Show, preferibilmente di bell'aspetto... Come dite, Susan Boyle non è di bell'aspetto?
Suvvia, fu un'operazione commerciale che sfruttava le debolezze umane.
I Talent Show hanno segnato l'inizio della fine della creatività musicale come forma d'arte.

Il fatto è questo: per lanciare un nuovo artista, le major discografiche debbono sostenere una spesa che va dai 500 mila ai 3 milioni di dollari!
Se l'artista non vende, un sacco di denaro vola via dalla finestra dei lussuosi grattecieli nei quali facoltosi uomini d'affari decidono cosa e chi dobbiamo ascoltare.
Per questo motivo, devono andare a colpo sicuro; e quale posto migliore di un Talent Show può appagare i bisogni di questi poveri businessman?

Una volta individuato il talento da spolpare, grazie all'auditel (e anche a qualcos'altro), il gioco è fatto: gli si fa firmare un contratto, i soliti compositori si mettono all'opera, qualche titolone sui giornali dove lo si paragonerà a Michael Jackson, a Elvis e altri, et voilà!
Ecco il nuovo fenomeno musicale che durerà giusto il tempo di una scoreggia in un uragano.

«Eh ma Greg, io se voglio non lo ascolto, gne gne gne!»

Tu no. Ma milioni di altri lo faranno, e sai perché?
Perché entra in ballo l'inevitabilità.
Quando una canzone viene trasmessa ovunque, anche forzatamente, nelle pubblicità, nei supermercati, sui social network, nei film e nelle serie TV, hanno letteralmente miliardi di possibilità; ergo, non c'è margine di fallimento!
Mi dispiace dirvelo così bruscamente, ma noi siamo visti come sottoprodotti a cui vendere prodotti.
Il capitalismo non ha etica né morale.

«Eh ma Greg, ma perché non fanno lo stesso con un artista bravo...»

Prima che tu possa finire la frase con insensata opinione, ti rimando al punto precedente, quello in cui parlo di investimento iniziale.

A questo punto, non sapendo come attaccarmi, mi dirai: «Eh ma lo studio arriva fino al 2010! Non prende in considerazione le canzoni dell'ultimo decennio, gne gne gne!»

La verità dei fatti è che se gli scienziati del Consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo prendessero in esame le canzoni dell'ultimo decennio, probabilmente verrebbe ad ognuno di loro un triplo infarto con annessa esplosione toracica, nonché l'esplosione dei timpani.

Facciamo degli esempi pratici al fine di convalidare saldamente la mia tesi.
Essendo un grande cultore e ascoltatore di musica, sono sempre affamato di novità.
Spulciando, infatti, tra gli artisti degli ultimi anni, non posso negare che ce ne siano ancora di ottimi... E qui subentra il problema: si ha bisogno di spulciare per trovarne di buoni!
Ciò che è mainstream/popolare oggi è, nella stragrande maggior parte dei casi, puro letame.

Qualcuno si sentirà offeso, ma questo è un fatto oggettivo e lo dimostro argomentando.
Avete presente quella base percussiva (o drum beat, se preferite) costituito da basso profondo a effetto rimbombante, Hi-Hat sfarfallante e il solito rullante moscio fatto con il solito clap moscio?
E l'abuso dell'Auto-Tune presente nella quasi totalità del panorama musicale odierno, anche quando il cantante è in grado di cantare?
Buon Dio, con l'Auto-Tune l'intero arrangiamento vocale risulta talmente noioso, da sfociare in una cantilena snervante!
E la dannata ostentazione della compressione sonora che rende il suono piatto, privo di sfumature soniche?

Se non avete presente tutto ciò e vivete su Marte, vi lascio una dimostrazione uditiva; ascoltate questa canzone di Drake e afferrerete il punto: God's Plan - YouTube

Bene; in quante canzoni degli ultimi 10 anni avete sentito tutto questo e altre amenità acustiche?
Letteralmente migliaia!

Io immagino l'artista di turno entrare in Studio di registrazione e dire: «Ragazzi, ho in mente un drum beat da paura! Dovremmo sovrapporre il rumore di...»

E i suoi collaboratori: «Hei, frena, testa di provola! Nel programma abbiamo un solo drum beat che usiamo per migliaia di canzoni. Tu, anche se sai cantare, userai l'Auto-Tune. E visto che ci siamo, puoi dire addio alle tue idee geniali, perché renderemo il suono piatto comprimendolo. Perdonaci, ma la casa discografica ci ha tagliato i fondi».

Naturalmente, questa situazione è caricaturale, esagerata dal sottoscritto... Forse!
Con il “forse” voglio sottolineare questo: i programmi computerizzati attuali contengono decine di migliaia di suoni diversi.
Dunque, non si ha che l'imbarazzo della scelta.
E allora perché alla radio, su Spotify, YouTube, eccetera, ascoltiamo sempre gli stessi suoni ed effetti sonori per centinaia di artisti e migliaia di loro canzoni?
Domanda più che lecita.

Piccola parentesi; mi astengo dal menzionare lo stile dei drum beat alla Despacito, perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa: boom-tatuka-boom-tatuka-boom... Ho i conati!

Questi suoni sembrano pensati per l'ascolto su un povero Smartphone che, anche se lo paghi 1.400 euro, ha pur sempre degli speaker scadenti, limitati, non in grado di competere nemmeno con il più scarso degli impianti Hi-Fi pagato 100 euro.
E gli Smartphone, guarda un po', ce li hanno indistintamente tutti, anche i meno facoltosi di noi!
Ordunque, quale miglior mezzo di divulgazione mediatica esiste a questo mondo, se non un telefono cellulare?
Nessuno, e loro approfittano di questo.

Già, il quadro mi sembra più che chiaro.
D'altro canto, quante volte vedete giovani nei parchi ascoltare proprio quel tipo di musica e proprio dagli Smartphone che, bene che vada, sono collegati a quelle casse da 10 euro che vendono al Lidl?
Domanda retorica.

Negli anni '80 e '90 si spendevano milioni di lire (migliaia di euro di oggi) per farsi un mega impianto Stereo sulla macchina e/o a casa, per ascoltare a tutto volume la maestosità dell'elicottero in Another Brick in the Wall!
Sì, l'effetto di un vero elicottero in una canzone, a quei tempi, equivaleva a sperimentare, e la sperimentazione, all'epoca, era la norma.
Di questi esempi se ne potrebbero fare a migliaia.
Michael Jackson stesso ci ha deliziati l'apparato uditivo attraverso la sperimentazione.
Stesso vale per i summenzionati Pink Floyd, Fleetwood Mac, The Alan Parson Project, Beatles, The Who, Depeche Mode, Radiohead, e la lista si allungherebbe di chilometri.

«Eh ma Greg, anche ai tuoi tempi c'erano canzoni stupide, gne gne gne!»

Certo che sì! La musica di merda è sempre esistita, da che mondo è mondo.
Però, io me ne rendo conto e infatti lo sto mettendo nero su bianco, proprio in questa sede!
Non difendo Barbie Girl, l'invasione delle boyband, le Spice Girls né tantomeno la scialba musica Elettropop anni '80 che aveva saturato le radio di mezzo pianeta.
Ma sono consapevole del fatto che per ascoltare della Musica con la M maiuscola in quegli anni non dovevo sbattermi più di tanto: mi bastava girare stazione o aspettare che la lagna di turno finisse!

Oggi non ci si salva così facilmente, perché la saturazione di musica tutta uguale è una moda che sembra non conoscere tramonto.
Le case discografiche sono in crisi da decenni e questo è l'unico espediente che conoscono per restare a galla: servire ai giovani la medesima, familiare musica con lo stesso sound ripetuto fino alla nausea.

Finché suddetta formula funzionerà, metterevi l'anima in pace, non cambierà mai nulla.

«Eh ma Greg, ti stai contraddicendo perché hai detto che la buona musica c'è ancora, shabadoo e Scooby-Doo!»

Sì, c'è ancora e non mi sono dimenticato di ciò che ho asserito poco sopra.
Il problema è che i buoni artisti con un approccio sano e sperimentale non vendono, e di conseguenza non sono mainstream, bensì prodotti di nicchia.
E i prodotti di nicchia, come suggerisce la parola stessa, te li devi andare a cercare col lanternino e con cognizione di causa.
Altrimenti ti ascolti Drake e i suoi derivati... O è Drake un derivato di altri?
Poco importa, lui e i derivati, quando risuonano negli speaker dei miei impianti audio, fanno apparire sul display la scritta NON SONO STATO PROGETTATO PER QUESTO: STACCA LA SPINA!

La quasi totalità della musica moderna è talmente omogeneizzata artificialmente, da rivelare quanto in realtà sia piatta acusticamente.
Abominevole è l'abuso di Auto-Tune, al punto da sradicare nelle viscere qualsiasi emozione a chi canta e a chi ascolta.
Anziché approfittare delle nuove tecnologie e fonderle con quelle del passato al fine di creare qualcosa di sperimentale e sbalorditivo (questo sì che faceva vendere dischi!), si sono adagiati sugli allori, con un unico cruccio in testa: fare soldi, mentre incuranti uccidono quella meravigliosa forma d'arte che è la musica!

«Eh ma Greg, ma a me questa musica a me mi piace, gne gne gne e Yabba-Dabba-Doo!»

Sai, in fondo hai ragione.
Forse sono solo un uomo di mezza età con la testa ricolma di nostalgia che ha scritto un papiro per ribadire l'ovvio, non tenendo conto dei gusti altrui, quando io stesso li considero sacri e incriticabili.

Forse... Però, quando tra 5 anni i biglietti dei concerti costeranno un rene; quando la musica sarà interamente scritta e composta attraverso un programma al computer; quando saranno avidi businessman a decidere cosa, chi e su quale piattaforma ascoltare il nuovo tremolo pianto sonoro fatto con lo stampino, ricolmo di mediocrità, super compresso con ricca farcitura di Auto-Tune; quando la musica sarà catalogata come merda, anziché forma d'arte, non venirti a lamentare: io ti avevo avvertito!

Un momento... Perché aspettare 5 anni? Tutto questo è già realtà!

📖 Studio scientifico dello Spanish National Research Council: Measuring the Evolution of Contemporary Western Popular Music | Scientific Reports (nature.com)

📖 Studio scientifico Lyric Intelligence: New Study Says Popular Music Lyrics are Dumber Than Ever - DJBooth

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M.J

  Michael Jackson owned the rights to the Beatles' songs. The singer's passion for the band and his love for their songs caused him ...

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