Follemente Jackson
Come hanno potuto scambiare il suo essere " fanciullesco" o " giocherellone" per qualcosa di " strano"...non me ne capacitero' mai.
Vorrei pubblicare un intervista di Chuck Dakota dell agosto 2008. Non è collegata al video...ma nella sua stranezza era così noiosamente normale!
E’ facile giudicare in base all’immagine di una persona. E’ ancora più facile quando non la conosciamo personalmente, traiamo conclusioni fondate su ciò che i popolari media ci raccontano e sorprendentemente questo ha un profondo effetto su di noi. Avendo lavorato in tv per oltre 20 anni, posso essere testimone del potere dei media.
Se noi vi diciamo che il cielo sta crollando e mettiamo un certo numero di “esperti” in onda, voi alla fine ci crederete. Questo è esattamente quanto accaduto a Michael! Dopo aver ascoltato tutte le notizie e aver visto tutti gli “esperti” parlare riguardo al più grande intrattenitore di tutti i tempi, mi sono sentito obbligato a scrivere dell’Uomo nello specchio.
Sono sbalordito che la gente prenda dalla tv ciò che mai ha avuto una reale interazione con il Re del Pop e tragga conclusioni su chi o che cosa fosse.
Nell’estate del 2008, in un quartiere molto lussuoso di Beverly Hills, ebbi l’opportunità di sedermi di fronte a Michael Jackson per un’intervista esclusiva. Per ben più di due anni avevamo lavorato al fine di ottenere quest’intervista.
Per dirla gentilmente, Michael era una timida pistola puntata contro i media, non si fidava di loro e quando si guarda a ciò che noi gli abbiamo fatto come si potrebbe biasimarlo? Abbiamo attraversato ad una ad una le sette uscite dell’inferno per riuscire ad incontrare faccia a faccia questo gentile e amichevole uomo.
Abbiamo dovuto firmare deroghe su deroghe e quando tutto fu detto e fatto, fissammo la data, l’orario ed il luogo. Avevamo messo insieme una retrospettiva di Michael Jackson che sarebbe stata trasmessa su tutte le stazioni radio più importanti della contea e del mondo.
Avevamo annunciato un’intervista di 30 minuti con il re. Ora devo ammettere che, nel preparare l’intervista, ero preoccupato perchè il “Ryder”, come viene chiamato nello show business, era diverso da tutti quelli che avevo mai visto prima.
Fondamentalmente, un Ryder è una lista di volontà, desideri, cose da fare e da non fare per conto di un artista. Dopo averla revisionata, pensai che di sicuro stavo per andare ad incontrare personalmente il più strano di tutti loro…Oh, quanto mi sbagliavo!
Il Ryder in poche parole diceva che io dovevo sempre rimanere a circa 3 mt di distanza da Michael Jackson, non potevo toccarlo, dovevamo toglierci le nostre scarpe e indossare delle babbucce, non ci era permesso di dargli nulla, dovevamo disinfettarci le mani prima di entrare nella stanza e quella che veramente ci sbigottì fu che dovevamo rivolgerci a lui chiamandolo Re Michael!
Quindi, immaginate di leggere questo e di pensare a voi stessi intenzionati a tirar fuori un’intervista valida senza fare la figura degli idioti! Il Re Michael…ma andiamo! La cosa peggiore è che non si trattava di uno scherzo! Questo era un autentico documento che dovevamo firmare con l’aggiunta di una penalità da un milione di dollari se avessimo rotto le regole dell’accordo!
La notte prima dell’intervista tutto il mio team discuteva su come sarebbe andata.
La mia squadra era formata da professionisti esperti del settore, avevamo intervistato tutti, dai campioni di superbowl al presidente, ma nessuna esperienza come questa prima d’ora.
Inutile dire che fossimo un po’ preoccupati e nervosi sull’effettiva capacità di venirne fuori, specialmente dopo tutte le peripezie che avevamo passato per ottenere l’intervista!
Ci era stato chiesto di essere sul luogo dell’intervista a mezzogiorno, ci era stato dato un numero di stanza ed un codice per passare la sicurezza. A proposito, il codice…. MJJITK”. Ancora oggi non sappiamo cosa significasse. Dopo 20 minuti di ricerca delle nostre borse e valigette e di raggruppamento di tutto il nostro team, fummo condotti in una stanza. Era una camera di media grandezza dall'arredamento favoloso, musica classica delicatamente in sottofondo e i tendaggi ben tirati con tutte le luci sopra.
Ci fu detto : Michael Jackson sta per raggiungervi”. Quando il capo della sicurezza ci disse questo, fummo colti di sorpresa.
Avevamo appena passato un controllo di sicurezza più arduo di quello dei servizi segreti in occasione dell’intervista al presidente e adesso venivamo lasciati da soli nel suo salone principale in attesa dell’uomo stesso.
Dopo circa 15 minuti di attesa, riuscimmo a sentire Michael parlare e ridere. Stava chiedendo di uno dei suoi bambini e chiunque stesse parlando gli stava raccontando che il bambino stava correndo dietro ad uno dei fratelli e stava diventando matto perché loro non riuscivano ad acciuffarli.
Lui lo trovava
divertente
e la sua risata gli veniva dal cuore. La risata si fece flebile e udimmo un colpo di tosse, dal lato sinistro della stanza che portava alla camera da letto principale apparve Michael Jackson in persona vestito con jeans neri, una maglietta rossa, i suoi capelli perfetti e appena un po’ di make-up.Quando ci si avvicinò tutti noi ci alzammo in piedi e le prime parole che uscirono dalla sua bocca furono “Ciao, Io sono Michael Jackson”, pronunciate con dolcezza ma nel contempo con autorità. Dopo le nervose presentazioni, ci chiese dove avremmo voluto che si sedesse. Gli risposi che ogni posto andava bene.
Ci chiese se desideravamo qualcosa e noi declinammo e lo ringraziammo per l’opportunità di avere una conversazione faccia a faccia con lui e lui fece qualcosa per cui trasalì completamente.
Lui ringraziò me per essermi preso il tempo di andare a fargli visita. Ero steso in quel momento. Conoscevo quest’uomo che non somigliava per niente al Ryder o a ciò che la stampa rappresentava di lui.
Davanti a me c’era l’uomo più talentuoso del pianeta con un grande cuore ed un’anima cui corrispondevano.
Iniziammo l’intervista che fu un’intervista tipo con domande di base relative alla sua carriera e dove era stato e in quale direzione aveva intenzione di proseguire. Prese del tempo per rispondere ad ogni domanda dando risposte libere e oneste.
Durante l’intervista rideva, scherzava, si prendeva gioco del nostro tecnico audio perché indossava un cappello degli UCLA e mi guardava sempre negli occhi.
Io sapevo che il tempo a nostra disposizione era di soli 30 minuti, così andai spedito e terminai l’intervista 4 minuti in anticipo. Lo ringraziai per l’intervista e lui mi chiese se io dovevo andare da qualche parte.
Gli dissi che avevamo intenzione di vedere alcuni posti e quello che venne fuori dalla sua bocca dopo ci scioccò tutti. Ci disse che non dovevamo affrettarci ad andare via, aveva alcune domande sul sistema radiotelevisivo alle quali voleva sapere se potevamo rispondere.
Il Re del Pop ci stava chiedendo di restare.
Naturalmente, noi lo facemmo e la nostra conversazione spaziò dalle stazioni radio e dal perché trasmettono la musica che trasmettono alle promozioni, ai nostri figli, ai suoi figli, alla sua infanzia, al nostro cibo preferito, il suo cibo preferito e ogni cosa nel mezzo.
Era come chiacchierare con il tuo migliore amico che non vedi da anni. Era rilassato, molto aperto, a volte emotivo, che a nostra volta ci rendeva emotivi a causa della sua pura sincerità anche su argomenti delicati.
Dopo circa 2 ore, un uomo entrò nella stanza e informò Michael Jackson che doveva terminare il nostro incontro perché entro un’ora aveva un’altra intervista. Lui si voltò verso quell'omone armadio e disse “Possono aspettare, non possono fare l’intervista senza di me”.
Questo ci portò ad una discussione che mi fa venire la voglia di prendere a schiaffi qualunque rifiuto umano parli di quest’uomo e ne dia pareri riportando notizie dei media piuttosto che la verità.
Guardò in basso le sue scarpe con le sue gambe che si agitavano come se stessero danzando tenendo il ritmo e ci chiese se a noi era mai accaduto di sentirci come prigionieri. Proseguì dicendo che in tutta la sua vita non gli era stata data l’opportunità di fare qualcosa per sé stesso, ma che c’era sempre stato qualcun altro a fare le cose per lui.
Ancora a 49 anni aveva le catene della sua infanzia ad avvolgerlo in un modo che gli impedivano di essere una qualunque altra persona dal Re del Pop.
Passarono 3 ore e mezza e in tutto quel tempo io pregavo che il nostro ragazzo dell’audio stesse registrando ogni secondo di ciò che senza dubbio era l’apice della mia carriera.
Una donna di mezza età entrò nella stanza e disse: "Michael uno dei bambini si è tagliato aprendo un coltello mentre giocava." La sua risposta fu spontanea e aspetterò che venga postato l’audio per permettere a voi di sentirlo con le vostre orecchie! Era davvero un papà meraviglioso che adorava i suoi bambini! Quando ci scambiammo i saluti di congedo ci diede la sua e-mail personale e ci chiese le nostre.
Noi avevamo alcuni cimeli acquistati ad Hollywood e gli chiedemmo di autografarceli. Ci chiese dove li avevamo presi e gli dicemmo che li avevamo appena comprati e lui disse “no, no, quello non funzionerà” e chiamò uno del suo staff.
Lo istruì a darci indietro i soldi per tutto ciò che avevamo acquistato e di assemblare confezioni regalo per ciascuno di noi, più le nostri consorti, più i nostri bambini e poi si mise ad autografare tutto quello che avevamo e alla fine ci salutammo. Mentre lui girava intorno alla stanza dandoci l’arrivederci, io non riuscivo ad andare oltre l’idea di quanto fosse vero quest’uomo.
Era grato a noi per esserci presi il tempo di fermarci. Mi raggiunse ed io stesi la mano, ma poi pensai al Ryder e a tutti i soldi che avrei dovuto pagare se l’avessi toccato e prima che io potessi dire qualcosa mi abbracciò e mi sussurrò in un orecchio che era stata una grande intervista e mi ringraziò per non essere ritornato sullo scandalo relative alle accuse di pedofilia.
Io avevo i brividi da capo a piedi e proprio quando lui se ne era andato! 20 minuti dopo un uomo entrò nella stanza per scortarci fuori e aveva un carrello pieno di cimeli di Michael Jackson che includevano giacche, foto autografate, cd, bambole, dvd e molto altro.
22 borse in tutto del valore di 600/700 dollari ciascuno e poi aveva consegnato a mano a ciascuno di noi una busta che conteneva i soldi che avevamo pagato per quella merce.
Lo so che questa storia non esaurisce i dettagli di ciò di cui abbiamo parlato.
Stiamo lavorando per realizzare la trascrizione dell’intervista ed un link al nostro sito che permetterà a voi stessi di ascoltare ciò che noi abbiamo vissuto e a proposito il nostro tecnico audio ha registrato tutto!
Michael era il più autentico, sincero, affettuoso essere umano che io abbia mai incontrato. NON ERA UN MOSTRO, NON ERA UN FREAK, NON ERA STRANO, aveva i modi più delicati possibili delle anime e di quanti accuditi come il tipo d’uomo che era lui.
Quando leggerete le trascrizioni o ascolterete l’audio grezzo dell’intervista, sentirete un uomo che vuole cambiare il mondo e renderlo un posto migliore ma ciò di cui lui non si è reso conto è che l’ha già fatto e la prova di questo è nella sua morte ancor più che nella sua vita.
NON era nulla di ciò che i media lo hanno fatto diventare.
Si, era piccolo e sembrava fragile ma guardando al passato io non penso che lui potesse essere qualcosa di meno a causa del mondo in cui è dovuto vivere.
Quell'uomo ha avuto ogni suo movimento analizzato sotto la lente di un microscopio per tutta la sua esistenza.
Non ha mai avuto un'infanzia, mai il vero amore di una donna o la libertà di essere un uomo.
I suoi bambini erano tutta la sua vita. Se nei mesi successivi all’'ntervista, mi mandava delle e-mail alle quali io rispondevo, mi parlava sempre dei suoi bambini e di quanto significassero per lui.
Mi parlava del tour che stava organizzando per Londra e quanto sperava di venirne fuori a se ci fosse riuscito, quale impatto avrebbe avuto sui suoi figli.
Era sempre preoccupato per le sue azioni e come ciò avrebbe influenzato i suoi bambini. Parlava del suo rimettersi in forma e del suo guardare in avanti al suo ritorno sul palco ancora una volta.
Quando la notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo, io ero afflitto e piangevo come se avessi perso mio fratello. Conoscerlo è stato un onore.
I media e ciò che essi hanno fatto e detto di lui da quando è morto rende questa intervista tanto più speciale per me.
Rido quando dicono le cose che dicono perché non hanno mai avuto l’opportunità di conoscerlo, non la leggenda ma l’uomo.
Avevo i miei dubbi. Non credevo che fosse "innocente". Pensavo che era strano e che questa intervista sarebbe stata il più grande insieme di cose e la più grande occasione per dire “Si, ok, è strano …..ma invece avevo incontrato un angelo dal Paradiso che Dio ci aveva inviato per un breve periodo di tempo affinché aprisse i nostri occhi al bene che è in tutti noi e a che cosa può succedere quando pochi eletti prendono il controllo [dell'informazione] e ribaltano tutto per farlo sembrare oscuro e malvagio, quando invece le sue ali sono spiegate e non rinunceranno mai al desiderio di volare via!"
SPOILER (clicca per visualizzare)
Trascrizione: Intervista a Michael Jackson di Chuck Dakota (agosto 2008)
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