"ПРЕКРАСНОТО Е ВИНАГИ СТРАННО. НЕ ИСКАМ ДА КАЖА, ЧЕ ТАЗИ СТРАННОСТ Е ПОСТИГНАТА ПРЕДНАМЕРЕНО, ХЛАДНОКРЪВНО, ПОНЕЖЕ В ТОЗИ СЛУЧАЙ ТЯ БИ БИЛА ЧУДОВИЩНА, БИ ИЗЛЯЗЛА ИЗВЪН РЕЛСИТЕ НА ЖИВОТА. КАЗВАМ САМО, ЧЕ ПРЕКРАСНОТО ВИНАГИ СЪДЪРЖА МАЛКО ЧУДАТОСТ, НАИВНА, НЕВОЛНА, НЕСЪЗНАТЕЛНА ЧУДАТОСТ, И ЧЕ ИМЕННО ТАЗИ ЧУДАТОСТ ГО ПРАВИ ПРЕКРАСНО. ТЯ Е НЕГОВ БЕЛЕГ, НЕГОВА ОСОБЕНОСТ. ОБЪРНЕТЕ СЪЖДЕНИЕТО МИ И СЕ ОПИТАЙТЕ ДА СИ ПРЕДСТАВИТЕ БАНАЛНА КРАСОТА!"
Шарл Бодлер



Michael Jackson FanSquare • ITALIA Ivan E. Di Mauro

 ..::I AM A LOSER: L'ARTE DI SAPER ESSERE UN PERDENTE::..



Senza nulla togliere a questo meraviglioso clima di festeggiamenti per i 40 anni di Thriller, oggi vorrei che per un attimo lasciaste quel fantastico 1982 e partiste con me a bordo della DeLorean, in avanti nel tempo fino al 2003.
Sì, lo so, col senno di poi si rivelò un anno particolarmente travagliato nella vita di Michael ma accantoniamo, per un attimo, tutte le tristi vicende personali accadute in quel periodo.
Prima ancora della messa in onda di Living with Michael Jackson. Prima ancora delle accuse che ne sarebbero sfortunatamente scaturite.

Precisamente, ci troviamo a Gennaio del 2003.
Michael e Brad Buxer, suo storico collaboratore di lunga data, alloggiavano a Las Vegas nello stesso albergo, in camere comunicanti.
In quel periodo, Brad era stato lasciato dalla moglie e una di quelle notti, non riuscendo a prendere sonno per il momento difficile che stava attraversando, iniziò a camminare nervosamente per la camera ripetendo: “I’m a loser! I’m just a loser!” (Sono un perdente! Sono solo un perdente!).
Michael, sentendo Brad attraverso la parete, bussò alla sua porta chiedendo cosa fosse successo. Venuto a conoscenza dell'accaduto, Michael pensò bene di canalizzare quel dolore facendo quello che meglio sapevano fare: musica!

«Brad, dobbiamo scrivere una canzone su questo!».

Al mattino seguente, dopo una notte turbolenta ma allo stesso tempo fruttuosa, Michael e Brad co-scrissero e composero quella che noi oggi conosciamo come la demo di I Am A Loser.

Dopo questo breve viaggio nella storia, la domanda che vorrei portare alla vostra attenzione è: possiamo considerare I Am A Loser un piccolo gioiellino?
Certo, stiamo parlando pur sempre di una demo, di una traccia guida, niente che di certo può essere messo a paragone con altri brani della sua discografia, finiti e terminati.
Ma, se è vero che il grande Michelangelo affermava che l'opera era già presente all'interno del marmo e che il suo compito, era solo quello di svelarla, è altrettanto vero che una semplice demo, racchiude al suo interno le intenzioni dell'artista. Intenzioni che noi possiamo catturare e apprezzare, seppur il suo creatore non le abbia mai completamente svelate.

Pur essendo una bozza, in I Am A Loser ritroviamo elementi divenuti, con gli anni, marchi di fabbrica ben riconoscibili nei lavori di Michael.
Ad esempio, l'intero brano è scandito da un beat metronomico particolarmente sostenuto. Lo stesso tipo di beat, lo possiamo ritrovare in brani come Stranger In Moscow.
Chiaramente, il mio non vuole essere un paragone. I Am A Loser, è una demo allo stato embrionale e come tale va giudicata/considerata. Stranger In Moscow, è un capolavoro assoluto terminato e rifinito in tutto il suo splendore.
Eppure, le "intenzioni" a cui mi riferivo prima, sono esattamente le stesse.
Nella sua estrema genuinità, quel preciso tipo di percussioni, la tastiera, il beatbox, quel leggero suono d'arpa, sono tutti cenni di colori di un arcobaleno purtroppo mai spuntato.

Ascoltate al secondo 0:19 quando canta “I say hello. You say goodbye. I reach to you. You don’t even try“.
Ascoltate come accarezza le note, sembra quasi sfiorarle.
E' come se Michael, nelle vesti di protagonista della storia, attraverso la modulazione del suo strumento, volesse rivelarci di essere ormai senza forze e rassegnato, dinanzi al suo amore perduto.
La malinconia, tutto ad un tratto, inizia ad essere un po' meno astratta.
E ancora, ascoltate dal secondo 0:41 a 0:50 quando canta “Losing you makes you a winner. Then how did our love ever die?“.
Ascoltate con che sentimento trascina quel "die". Michael ha fatto sua la storia, il dolore di Brad.
Questo contrasto tra rassegnazione nella voce, rispetto al senso di dolore delle parole espresse, è impressionante.
Nonostante si tratti di una demo, ripeto, di un semplice work in progress, la tecnica e l'interpretazione che Michael ci ha abituati a ritrovare nei suoi lavori, finiti o incompiuti che siano, sono sempre di altissimo livello.

«Quello che si sente è Michael che canta e Brad che suona. La voce è del tutto originale, non è stata lavorata neanche al sintonizzatore».

Sono demo come I Am A Loser, che mi fanno apprezzare ancora di più il maestro a lavoro.
Sì, perché tolte tutte le possibili sovrapproduzioni come riverbero, compressioni e mixaggi vari, quello che resta e si può sentire in questa bozza, è la sua voce nuda e cruda registrata al microfono. Nulla di più.
Sono cosciente del fatto che molti, potrebbero ritenerla piuttosto noiosa. Ad un ascolto leggero e veloce, potrebbe addirittura risultare forse monotona. Sicuramente, per chi ricerca in Michael particolari virtuosismi vocali, questa demo potrebbe lasciare un senso di "delusione".
Eppure, è qui che risiede, a mio dire, la bellezza di questo pezzo.
Entra in punta di piedi, senza apparenti pretese, chiedendoci solo di svuotare la mente, entrare nel giusto mood e lasciarci guidare da essa.
Piuttosto che sostenersi su una più immediata e articolata potenza vocale, Michael sceglie di rappresentare il tormento servendosi di una linea ben più melodica, toccando in alcuni punti un registro anche più profondo del solito, prima di arrivare verso la fine del brano dove l'improvvisazione delle liriche, determinano l'esplodere del dolore ed il manifestare delle sue caratteristiche linee grintose.
Michael è ormai sopraffatto e canta con il sentimento di chi ancora ci crede: “Let me win one time. I gotta win, gotta win, I can't lose this one time, please”.

Se consideriamo che è un pezzo nato "alla buona", in un improvvisato studio di registrazione di una camera d'albergo, I Am A Loser riesce comunque a mantenere le aspettative, evocando tutto il desiderio, il dolore e il senso di abbandono, del suo protagonista.
Insomma, una demo interessante da ascoltare, cantata e arrangiata con disarmante autenticità.

«Io non voglio essere un perdente. Non mi importa se ero un perdente, ma io non voglio dire che sono ancora un perdente».

Nel 2008, Michael tornò a lavorare di nuovo sul brano. La traccia vocale del 2003 rimase la stessa, cambiò solo le parti di ritornello con "I Am A Loser" a "I Was A Loser". Quest'ultima, tutt'ora inedita, è l'ultima versione rielaborata da Michael.
Il resto è storia.



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