..::L'OMBRA DEL GIGANTE::..
«Thriller è ancora oggi l'album più venduto al mondo. Non riesco a raggiungerlo neppure con i miei album».
Il 28 Febbraio 1984, all'interno dello Shrine Auditorium di Los Angeles, si svolse la 26th edizione dei Grammy Awards.
A dominare la serata quell'anno, come sappiamo, fu una sola stella.
La più splendente del firmamento... Michael Jackson!
Le 12 nomination ai Grammy di quella notte, segnarono l'innegabile impatto che l'album Thriller, la sua magnum opus per eccellenza, l’album che diverrà in seguito il più venduto di tutti i tempi, ebbe nel mondo e nelle classifiche, viaggiando su binari mai percorsi prima.
«Thriller è ancora oggi l'album più venduto al mondo. Non riesco a raggiungerlo neppure con i miei album».
Il 28 Febbraio 1984, all'interno dello Shrine Auditorium di Los Angeles, si svolse la 26th edizione dei Grammy Awards.
A dominare la serata quell'anno, come sappiamo, fu una sola stella.
La più splendente del firmamento... Michael Jackson!
Le 12 nomination ai Grammy di quella notte, segnarono l'innegabile impatto che l'album Thriller, la sua magnum opus per eccellenza, l’album che diverrà in seguito il più venduto di tutti i tempi, ebbe nel mondo e nelle classifiche, viaggiando su binari mai percorsi prima.
«L’album che ha cambiato la traiettoria della musica: il modo in cui suonava, il modo in cui veniva ascoltata, il modo in cui appariva, il modo in cui era consumata», dichiarerà un critico musicale di quei tempi. E così fu!
Sì, perché Thriller non fu solo un semplice album come tanti altri. Segnò il punto di non ritorno.
Un album studiato nei minimi particolari, per soddisfare il palato di chiunque e dare alla gente ciò che voleva, ancor prima che lo sapesse. Una formula vincente immutata negli anni, a dimostrazione di come questo disco continui a suscitare interesse e raccogliere nuovi estimatori ancora oggi, nonostante i suoi ormai quaranta anni.
L’attenzione maniacale di Michael per i dettagli, la produzione superba firmata dal grande Quincy Jones e la collaborazione di musicisti di livello eccelso, resero possibile la creazione di un vero e proprio fenomeno culturale e di massa che, con le sue nove perle preziose, conquistò ogni angolo del pianeta.
Per Michael, fu finalmente la consacrazione all'Olimpo e il degno riscatto, di quel ragazzino nato in una piccola periferia, di una modesta famiglia afroamericana.
Quincy Jones, in seguito, dirà: «per molto tempo la musica nera ha avuto un ruolo secondario. Michael ci ha portato dritti filati su, in alto, fino al posto che meritiamo».
Con gli effetti della Michaelmania in piena, l'edizione dei Grammy del 1984 divenne addirittura la più seguita nella storia.
Quella sera, Michael riuscì a portarsi a casa ben otto premi, diventando il primo artista nella storia, ad aggiudicarsi il maggior numero di premi in una sola serata.
L'eccitazione era palpabile a ogni proclamazione.
In platea, pendevano tutti letteralmente dalle sue labbra e lui, con la sua giacca militare blu e oro ricoperta di cristalli e guanto bianco abbinato, fluttuava tra un premio e l'altro, mostrandoci cosa volesse dire essere "una leggenda vivente".
«Ancora non riesco a crederci. Un sogno che si avvera. Che sensazione! Lavorare così duramente su qualcosa, dare così tanto e avere successo!».
Nel caso vogliate ripassarvela, qui troverete i momenti salienti della serata: https://www.youtube.com/watch?v=y5WzACJSdl4
Tuttavia, se è vero che l'edizione del 1984 vide come protagonista assoluto il nostro Michael, conquistando tutto quello che poteva essere conquistato. Diversamente, purtroppo, si rivelò l'edizione di 4 anni dopo.
Il 2 Marzo 1988, infatti, al teatro Radio City Hall di Los Angeles, si svolse la 30th edizione dei Grammy Awards.
Bad, il suo ultimo album pubblicato appena sette mesi prima, stava già facendo il giro del mondo conquistando, di nuovo, consensi e classifiche.
Un album studiato nei minimi particolari, per soddisfare il palato di chiunque e dare alla gente ciò che voleva, ancor prima che lo sapesse. Una formula vincente immutata negli anni, a dimostrazione di come questo disco continui a suscitare interesse e raccogliere nuovi estimatori ancora oggi, nonostante i suoi ormai quaranta anni.
L’attenzione maniacale di Michael per i dettagli, la produzione superba firmata dal grande Quincy Jones e la collaborazione di musicisti di livello eccelso, resero possibile la creazione di un vero e proprio fenomeno culturale e di massa che, con le sue nove perle preziose, conquistò ogni angolo del pianeta.
Per Michael, fu finalmente la consacrazione all'Olimpo e il degno riscatto, di quel ragazzino nato in una piccola periferia, di una modesta famiglia afroamericana.
Quincy Jones, in seguito, dirà: «per molto tempo la musica nera ha avuto un ruolo secondario. Michael ci ha portato dritti filati su, in alto, fino al posto che meritiamo».
Con gli effetti della Michaelmania in piena, l'edizione dei Grammy del 1984 divenne addirittura la più seguita nella storia.
Quella sera, Michael riuscì a portarsi a casa ben otto premi, diventando il primo artista nella storia, ad aggiudicarsi il maggior numero di premi in una sola serata.
L'eccitazione era palpabile a ogni proclamazione.
In platea, pendevano tutti letteralmente dalle sue labbra e lui, con la sua giacca militare blu e oro ricoperta di cristalli e guanto bianco abbinato, fluttuava tra un premio e l'altro, mostrandoci cosa volesse dire essere "una leggenda vivente".
«Ancora non riesco a crederci. Un sogno che si avvera. Che sensazione! Lavorare così duramente su qualcosa, dare così tanto e avere successo!».
Nel caso vogliate ripassarvela, qui troverete i momenti salienti della serata: https://www.youtube.com/watch?v=y5WzACJSdl4
Tuttavia, se è vero che l'edizione del 1984 vide come protagonista assoluto il nostro Michael, conquistando tutto quello che poteva essere conquistato. Diversamente, purtroppo, si rivelò l'edizione di 4 anni dopo.
Il 2 Marzo 1988, infatti, al teatro Radio City Hall di Los Angeles, si svolse la 30th edizione dei Grammy Awards.
Bad, il suo ultimo album pubblicato appena sette mesi prima, stava già facendo il giro del mondo conquistando, di nuovo, consensi e classifiche.
«Come diavolo crei un seguito di Thriller? È come fare il seguito della Bibbia», dichiarerà un critico musicale di quei tempi. Torto non aveva!
Eppure, Bad segnerà un successivo passo in avanti per la carriera di Michael, sia in termini musicali, sfruttando le tecnologie più innovative al momento, sia dal punto di vista visivo, creando veri e propri cortometraggi sempre più d’avanguardia, collaborando con i migliori registi sul campo.
«Piuttosto che cambiare lo stile che lo aveva fatto conoscere, penso che volesse aggiungere un'altra freccia al suo arco, controllando il livello del suo stile attraverso la musica», dirà poi il suo collaboratore di lunga data, Matt Forger.
Con questo grande ritorno, Michael zittisce le malelingue (alcune delle quali da lui diffuse) e rinnova il suo status di superstar, alimenta il mito di artista unico e vende la bellezza di trenta milioni di copie. Cifra che lo porterà a essere, negli anni seguenti alla sua uscita, il secondo disco più venduto di sempre.
Tornando ai Grammy del 1988, quella sera Michael era carico, energico, pronto a fare accetta di premi come la volta precedente e guadagnarsi, nuovamente, lo scettro di "RE indiscusso della serata".
Oltre alla sua sola presenza, travolse la platea e il pubblico da casa, con un’esibizione trascinante di The Way You Make Me Feel e Man in the Mirror.
La preparazione fu curata nei minimi particolari.
La notte precedente all'evento, diversamente dai suoi colleghi candidati che erano fuori a festeggiare, Michael era nella sua grande suite d'albergo, provando la coreografia tutta la notte. Ancora, ancora e ancora, fino a raggiungere la perfezione dei suoi passi.
Il giorno della celebrazione, allo spegnersi delle luci in sala, Michael inizia la sua esibizione dietro uno sfondo bianco che lascia intravedere solo la sua silhouette con l’immancabile fedora.
Parte la musica, il telo si alza e il ciclone "Michael Jackson" è pronto a conquistare di nuovo tutti.
Il resto è storia!
Per chi volesse rivederla: https://www.youtube.com/watch?v=m_7ql1tf-eA
Eppure, Bad segnerà un successivo passo in avanti per la carriera di Michael, sia in termini musicali, sfruttando le tecnologie più innovative al momento, sia dal punto di vista visivo, creando veri e propri cortometraggi sempre più d’avanguardia, collaborando con i migliori registi sul campo.
«Piuttosto che cambiare lo stile che lo aveva fatto conoscere, penso che volesse aggiungere un'altra freccia al suo arco, controllando il livello del suo stile attraverso la musica», dirà poi il suo collaboratore di lunga data, Matt Forger.
Con questo grande ritorno, Michael zittisce le malelingue (alcune delle quali da lui diffuse) e rinnova il suo status di superstar, alimenta il mito di artista unico e vende la bellezza di trenta milioni di copie. Cifra che lo porterà a essere, negli anni seguenti alla sua uscita, il secondo disco più venduto di sempre.
Tornando ai Grammy del 1988, quella sera Michael era carico, energico, pronto a fare accetta di premi come la volta precedente e guadagnarsi, nuovamente, lo scettro di "RE indiscusso della serata".
Oltre alla sua sola presenza, travolse la platea e il pubblico da casa, con un’esibizione trascinante di The Way You Make Me Feel e Man in the Mirror.
La preparazione fu curata nei minimi particolari.
La notte precedente all'evento, diversamente dai suoi colleghi candidati che erano fuori a festeggiare, Michael era nella sua grande suite d'albergo, provando la coreografia tutta la notte. Ancora, ancora e ancora, fino a raggiungere la perfezione dei suoi passi.
Il giorno della celebrazione, allo spegnersi delle luci in sala, Michael inizia la sua esibizione dietro uno sfondo bianco che lascia intravedere solo la sua silhouette con l’immancabile fedora.
Parte la musica, il telo si alza e il ciclone "Michael Jackson" è pronto a conquistare di nuovo tutti.
Il resto è storia!
Per chi volesse rivederla: https://www.youtube.com/watch?v=m_7ql1tf-eA
Eppure, dopo aver dato tutto se stesso, come sempre, fino all'ultima goccia di sudore e di anima. Dopo aver incantato il mondo e ricevuto una gloriosa standing ovation, per quella che si può ritenere una delle più grandi rappresentazioni della storia dello spettacolo. Michael, visivamente sofferente e palesemente umiliato, appariva seduto in platea sotto gli occhi di milioni di persone.
Sì, perché nonostante avesse ben cinque singoli al numero uno in quel momento, delle quattro nomination che riceverà ai Grammy quella sera, tra cui uno come produttore dell’anno insieme a Quincy Jones, lui, in quanto artista, visionario e genio, non ottenne nessun premio!
Bad, riceverà un solo premio nella categoria "Best Engineered Recording", per l'essenziale contributo del mitico Bruce Swedien e il suo collaboratore, Humberto Gatica.
Ebbene, ogni volta che vedo quel suo viso afflitto dalla delusione, non posso non pensare a quanto, quest'uomo, ci tenesse davvero a non essere solo un'altra pedina di un'enorme scacchiera, bensì il suo RE.
Quella determinazione, cresciuta nella miseria giorno dopo giorno mentre, da bambino, si faceva le ossa in un mondo per adulti, ha continuato ad ardere a tal punto che perfino dopo aver raggiunto la vetta più alta che ci potesse essere, l'aspirazione di andare oltre i limiti da lui stessi dettati, era un desiderio troppo irrefrenabile.
Ciò nonostante, per capire meglio la sua psiche dopo il successo di Thriller, è necessario che Marty e Doc ci accompagnino con la loro DeLorean, indietro a quei precisi anni.
La pressione era alle stelle. Chiunque avrebbe avvertito tensione e panico, al suo posto. Thriller, il fenomeno globale, sarebbe stato inevitabilmente il termine di paragone assoluto e metro di giudizio per il mondo intero. Un artista che si portava sulle spalle un fardello tanto enorme, ingombrante e mastodontico, tale che nessuno, sicuramente, sarebbe voluto essere nei suoi panni in quel momento.
Il lavoro in studio per questo disco successivo non iniziò sotto una buona luce. Infatti, nonostante Michael pensasse a nuove canzoni già dalla fine del 1984, le prime sessioni in studio subirono spesso improvvisi e inspiegabili rinvii. Tanto che lo stesso Quincy Jones, in seguito, dirà: «ho avuto come l'impressione che Michael trovasse ogni scusa per evitare di affrontare l'inizio di un nuovo disco».
Beh, come biasimarlo, d'altronde.
Sì, perché nonostante avesse ben cinque singoli al numero uno in quel momento, delle quattro nomination che riceverà ai Grammy quella sera, tra cui uno come produttore dell’anno insieme a Quincy Jones, lui, in quanto artista, visionario e genio, non ottenne nessun premio!
Bad, riceverà un solo premio nella categoria "Best Engineered Recording", per l'essenziale contributo del mitico Bruce Swedien e il suo collaboratore, Humberto Gatica.
Ebbene, ogni volta che vedo quel suo viso afflitto dalla delusione, non posso non pensare a quanto, quest'uomo, ci tenesse davvero a non essere solo un'altra pedina di un'enorme scacchiera, bensì il suo RE.
Quella determinazione, cresciuta nella miseria giorno dopo giorno mentre, da bambino, si faceva le ossa in un mondo per adulti, ha continuato ad ardere a tal punto che perfino dopo aver raggiunto la vetta più alta che ci potesse essere, l'aspirazione di andare oltre i limiti da lui stessi dettati, era un desiderio troppo irrefrenabile.
Ciò nonostante, per capire meglio la sua psiche dopo il successo di Thriller, è necessario che Marty e Doc ci accompagnino con la loro DeLorean, indietro a quei precisi anni.
La pressione era alle stelle. Chiunque avrebbe avvertito tensione e panico, al suo posto. Thriller, il fenomeno globale, sarebbe stato inevitabilmente il termine di paragone assoluto e metro di giudizio per il mondo intero. Un artista che si portava sulle spalle un fardello tanto enorme, ingombrante e mastodontico, tale che nessuno, sicuramente, sarebbe voluto essere nei suoi panni in quel momento.
Il lavoro in studio per questo disco successivo non iniziò sotto una buona luce. Infatti, nonostante Michael pensasse a nuove canzoni già dalla fine del 1984, le prime sessioni in studio subirono spesso improvvisi e inspiegabili rinvii. Tanto che lo stesso Quincy Jones, in seguito, dirà: «ho avuto come l'impressione che Michael trovasse ogni scusa per evitare di affrontare l'inizio di un nuovo disco».
Beh, come biasimarlo, d'altronde.
Eppure, dietro quel superficiale stato di paura, si celava in realtà un'ambizione che, a mio dire, non rivedremo mai più in un modo tanto impetuoso, per il resto della sua carriera.
Michael non voleva solo proporre un disco all'altezza di Thriller ma, addirittura, migliore sia a livello qualitativo sia in termini di vendite.
“100 milioni”, è quello che scrisse sullo specchio del suo bagno. Più del doppio di quello che aveva fatto Thriller fino a quel momento.
Lo fece per se stesso. Per incoraggiarsi a lavorare meglio. Per dare il massimo e progredire dal punto di vista creativo.
Michael non voleva solo proporre un disco all'altezza di Thriller ma, addirittura, migliore sia a livello qualitativo sia in termini di vendite.
“100 milioni”, è quello che scrisse sullo specchio del suo bagno. Più del doppio di quello che aveva fatto Thriller fino a quel momento.
Lo fece per se stesso. Per incoraggiarsi a lavorare meglio. Per dare il massimo e progredire dal punto di vista creativo.
«Quando si arriva al massimo della perfezione possibile, allora si può smettere. Bisogna davvero portarlo al limite: è questo il segreto!».
Questa, è una delle qualità più grandi che riconosco in Michael, soprattutto verso la prima metà della sua carriera solista.
Parliamoci chiaro, avrebbe potuto cavalcare l'ondata di successo enorme ottenuto con Thriller, rimanendo negli standard e ripetendosi musicalmente senza sforzarsi troppo.
Invece no!
La sua voglia di stupire e di spingersi oltre, unita a una sana megalomania, lo portò a guardarsi nello specchio (come canterà poi nella sua canzone Man In The Mirror) e a mettersi di nuovo in piena discussione.
Sfidando, questa volta, il più difficile degli ostacoli... se stesso!
Da questa complicata e particolare sfida contro il suo stesso mito, nascerà poi l'album Bad che tutti noi conosciamo.
Purtroppo, nonostante il suo mettercela tutta e nonostante il fisso contributo del soprannominato "dream team", scopriremo solo più tardi che da questa sfida ne uscirà poi sconfitto. Bad, non fu un successo inarrestabile come Thriller (e in effetti nessun altro album lo è mai più stato), cosa che lo turberà non poco, segno di un dispiacere vero e sincero.
Sia chiaro, capire effettivamente quale sia l'album migliore tra Thriller e Bad, non è quello che m’interessa affrontare in questo post. Entrambi, a loro modo, chi più e chi meno, sono capolavori assoluti e questo è un fatto!
E' l'uomo, piuttosto, quello che vorrei portare alla vostra attenzione, tenendo bene impressa nella mente, la sua immagine disillusa e affranta, in quel particolare momento ai Grammy del 1988.
Un uomo che la volta precedente aveva letteralmente vinto tutto e invece quattro anni dopo, quasi per ironia della sorte, avanti a milioni di persone, sarebbe dovuto tornare a casa a mani vuote.
E poco importa se, tolti i numeri di Thriller, l'album Bad vendette comunque tantissimo, conquistando tutte le classifiche.
Poco importa della standing ovation ricevuta per la sua fantastica esibizione.
In quel momento, per lui, la sofferenza fu tanta. Semplicemente troppa.
Ad ogni modo, senza ombra di dubbio, possiamo affermare che ci mise davvero tutto l'impegno possibile, per riuscire a fare meglio del suo lavoro precedente.
Poi, che ci sia riuscito o no, a voi l'ardua sentenza.
Arrivando al dunque, per concludere, vorrei premiare con questa mia lunga disamina, la forza del coraggio a favore della paura. La forza della determinazione a favore dell’incertezza.
Vorrei premiare l'enorme volontà di Michael nel mettercela tutta e sfidare se stesso e, di riflesso, premiare tutti noi che nella vita di tutti i giorni, corriamo le nostre dure maratone a volte anche cadendo.
La vita, purtroppo o per fortuna, è anche questa. Il segreto sta nel sapersi sempre rialzare e rimettersi in pista. Nonostante tutto.
E Michael, in questo, nell'arte come nella vita, è stato un grande maestro.
Parliamoci chiaro, avrebbe potuto cavalcare l'ondata di successo enorme ottenuto con Thriller, rimanendo negli standard e ripetendosi musicalmente senza sforzarsi troppo.
Invece no!
La sua voglia di stupire e di spingersi oltre, unita a una sana megalomania, lo portò a guardarsi nello specchio (come canterà poi nella sua canzone Man In The Mirror) e a mettersi di nuovo in piena discussione.
Sfidando, questa volta, il più difficile degli ostacoli... se stesso!
Da questa complicata e particolare sfida contro il suo stesso mito, nascerà poi l'album Bad che tutti noi conosciamo.
Purtroppo, nonostante il suo mettercela tutta e nonostante il fisso contributo del soprannominato "dream team", scopriremo solo più tardi che da questa sfida ne uscirà poi sconfitto. Bad, non fu un successo inarrestabile come Thriller (e in effetti nessun altro album lo è mai più stato), cosa che lo turberà non poco, segno di un dispiacere vero e sincero.
Sia chiaro, capire effettivamente quale sia l'album migliore tra Thriller e Bad, non è quello che m’interessa affrontare in questo post. Entrambi, a loro modo, chi più e chi meno, sono capolavori assoluti e questo è un fatto!
E' l'uomo, piuttosto, quello che vorrei portare alla vostra attenzione, tenendo bene impressa nella mente, la sua immagine disillusa e affranta, in quel particolare momento ai Grammy del 1988.
Un uomo che la volta precedente aveva letteralmente vinto tutto e invece quattro anni dopo, quasi per ironia della sorte, avanti a milioni di persone, sarebbe dovuto tornare a casa a mani vuote.
E poco importa se, tolti i numeri di Thriller, l'album Bad vendette comunque tantissimo, conquistando tutte le classifiche.
Poco importa della standing ovation ricevuta per la sua fantastica esibizione.
In quel momento, per lui, la sofferenza fu tanta. Semplicemente troppa.
Ad ogni modo, senza ombra di dubbio, possiamo affermare che ci mise davvero tutto l'impegno possibile, per riuscire a fare meglio del suo lavoro precedente.
Poi, che ci sia riuscito o no, a voi l'ardua sentenza.
Arrivando al dunque, per concludere, vorrei premiare con questa mia lunga disamina, la forza del coraggio a favore della paura. La forza della determinazione a favore dell’incertezza.
Vorrei premiare l'enorme volontà di Michael nel mettercela tutta e sfidare se stesso e, di riflesso, premiare tutti noi che nella vita di tutti i giorni, corriamo le nostre dure maratone a volte anche cadendo.
La vita, purtroppo o per fortuna, è anche questa. Il segreto sta nel sapersi sempre rialzare e rimettersi in pista. Nonostante tutto.
E Michael, in questo, nell'arte come nella vita, è stato un grande maestro.
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