«Sto mettendo tutto il cuore e tutta l'anima in questo disco, perché non sono sicuro che dopo ce ne sarà un altro... Credo proprio che questo sarà il mio ultimo vero album».
[Michael Jackson, 1999].
In questo giorno di 20 anni fa, 30 ottobre 2001, l'ultimo lavoro in studio del Re del Pop, "Invincible", veniva pubblicato in tutto il mondo.
Previsto inizialmente per il 9 novembre 1999, ma rimandato svariate volte (con notevole frustrazione dei fan), si tratta probabilmente dell'album di MJ che più di tutti riuscì a dividere pubblico e critica.
Da una parte, infatti, c'è chi lo considerò il suo lavoro più godibile dai tempi di "Bad"; mentre altri lo videro come una regressione rispetto alle opere più impegnative da lui prodotte nell'ultimo decennio: un disco che si limitava a riproporre delle formule, senza neanche tentare di avvicinarsi ai rischi e alle profondità di "Dangerous", "HIStory" e "Blood on the Dance Floor".
Ciò che è sicuro, è che "Invincible" rappresentò per Michael un lungo e inedito viaggio tra passato e futuro, classico e contemporaneo, tra innovazione sonora ("Unbreakable", "Heartbreaker", "Invincible", "2000 Watts", "Threatened") e ritorno alle origini ("You Rock My World", "The Lost Children", "Butterflies", "Break of Dawn"...).
Con qualche perla nascosta, ma estremamente preziosa, che purtroppo il mondo non ha mai avuto la fortuna e il privilegio di conoscere (leggasi, ad esempio, "Whatever Happens", con il mitico Carlos Santana). _____________________________________
GLI ILLUSTRI SCARTI DI "INVINCIBLE" Tanti anche i brani tagliati fuori dalla tracklist finale, di cui vari registrati per progetti precedenti.
Da "Get Your Weight Off of Me" (tuttora inedita e in possesso di alcuni collezionisti) a "Xscape", "Blue Gangsta", "She's Was Lovin' Me" e "A Place With No Name" (pubblicate nell'album postumo "Xscape" del 2014).
Da "We've Had Enough" e "Fall Again" (rilasciate nel cofanetto "The Ultimate Collection" del 2004) a "Hollywood Tonight", "The Way You Love Me" e "Another Day" con Lenny Kravitz (finite nel primo album postumo "Michael", 2010). E ancora, l'inno "I Have This Dream" (in collaborazione con Carol Bayer Sager e David Foster) e il singolo benefico "What More Can I Give" (rilasciato in digitale il 27 ottobre 2003 e comunque inciso come progetto a sé).
Insomma: alla metà del 2001, MJ aveva abbastanza materiale da riempire almeno un doppio album. E questo, unito alla sua mania di perfezionismo, comportò i vari slittamenti e la conseguente pubblicazione del disco con quasi due anni di ritardo rispetto alle previsioni.
Ironia della sorte, ci furono pure tracce che non vennero neanche prese in considerazione, ma che poi diventarono dei successi mondiali nell'album di qualcun altro.
È il caso di "Señorita" e "Rock Your Body", proposte allo staff di MJ dai Neptunes ma rispedite al mittente, e alla fine incluse nell'album di debutto di Justin Timberlake, "Justified". Pharrell Williams, membro dei Neptunes, dichiarò in seguito che Michael prese con grande senso dell'umorismo il fatto che i suoi manager avessero scartato le due canzoni. _____________________________________
PIÙ FORTE DELLA CENSURA Eppure, nonostante il ritardo, la mancanza di un tour (rifiutato dallo stesso Jackson) e la colpevole ostruzione della Sony Music che ne interruppe prematuramente la promozione, "Invincible" riuscì ad aggiudicarsi almeno diciotto certificazioni internazionali tra dischi d'oro e di platino, nonché a raggiungere la posizione n° 1 nelle classifiche di tredici Paesi.
Tra questi, Stati Uniti (sia nella "Billboard 200" che nella "R&B/Hip-Hop Albums"), Regno Unito, Australia, Francia, Germania e Svizzera.
Costato tra i 30 e i 40 milioni di dollari - il che lo rende uno degli album più dispendiosi nella storia della musica - dal disco vennero estratti tre singoli: "You Rock My World", "Cry" e "Butterflies" (quest'ultimo come singolo radiofonico), di cui soltanto i primi due dotati di videoclip (in "Cry", Michael, ormai in piena rottura con la Sony, si rifiutò di comparire).
Tutti gli altri singoli previsti, tra cui quello di "Unbreakable" - che Jackson avrebbe voluto come primo singolo e per il quale c'era già un'idea di cortometraggio - furono annullati.
Così come fu bloccata l'esibizione di "Whatever Happens" prevista ai Grammy Awards del 27 febbraio 2002, che in quell'anno si svolsero proprio allo Staples Center di Los Angeles. In definitiva, se album come "Dangerous" (1991) o "HIStory" (1995) furono pubblicizzati per circa due anni, la promozione di "Invincible" terminò in meno di due mesi dalla sua uscita.
Per di più, secondo alcune indiscrezioni del tempo, l'etichetta discografica si sarebbe anche premurata di contattare svariate stazioni radiofoniche per assicurarsi che nessun brano dell'album venisse trasmesso.
Insomma, una vera e propria censura che fece presto dimenticare al mondo l'esistenza di "Invincible", il quale trovò il suo riscatto soltanto dopo la prematura scomparsa di Michael.
Nella seconda metà del 2009, infatti, i lettori della rivista Billboard furono chiamati ad eleggere il "miglior disco del decennio" 2000-2010: a vincere, trascinato dalla commozione generale, fu proprio "Invincible". Un album maltrattato, eppure - ancora oggi - avanti anni luce rispetto a molte opere contemporanee.
Uno scrigno prezioso che sa dispensare emozioni uniche a chi riesce a guardarlo (e ascoltarlo) per quel che è: l'ultimo, grande dono artistico di un Re stanco con il profondo desiderio di essere soltanto un uomo. Un padre. Uno di noi.
E voi ascoltate "Invincible"? Che ne pensate di quest'album?
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